Roma 13mag’16 Presidio davanti al DAP – 41bis=TORTURA

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Leggo molto i libri, li adoro, mi aiutano ad essere libero e a anestetizzare un po’ i miei problemi di salute”
(Lettera di Francesco da Caltanissetta)

Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario (O.P.) non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono solo acquistare tramite eventuale autorizzazione dell’amministrazione. È un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alle restrizioni sul numero di libri che è già consentito tenere in cella: solo tre.
Nel novembre 2011 una circolare del DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria: il dipartimento del ministero della Giustizia) impose questa restrizione, ma fu bloccata da reclami di alcuni detenuti e detenute accolti nelle ordinanze di alcuni giudici di sorveglianza. I ricorsi opposti da almeno tre pubblici ministeri contro queste ordinanze furono confermati in Cassazione. Infine una sentenza della suprema Corte del 16 ottobre 2014 ha dato ragione al DAP, rendendo così definitiva questa ennesima inaccettabile restrizione.

l regime di 41bis è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano. ll 41bis prevede:
– isolamento per 23 ore al giorno (soltanto nell’ora d’aria è possibile incontrare altri/e prigionieri/e, comunque al massimo tre, e solo con questi è possibile parlare);
– colloquio con i soli familiari diretti (un’ora al mese) che impedisce per mezzo di vetri, telecamere e citofoni ogni contatto diretto;
– esclusione a priori dall’accesso ai “benefici”;
– utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM), il gruppo speciale della polizia penitenziaria, tristemente conosciuto per i pestaggi nelle carceri e per i massacri compiuti a Genova nel 2001;
– “processo in videoconferenza”: l’imputato/a detenuto/a segue il processo da solo/a in una cella attrezzata del carcere, tramite un collegamento video gestito a discrezione da giudici, p.m., forze dell’ordine, quindi privato/a della possibilità di essere in aula;
– la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe, libri.

Questa tortura quotidiana è finalizzata a strappare una “collaborazione”, cioè a costringere, chi la subisce, alla delazione.

La campagna «Pagine contro la tortura» nasce proprio dalla volontà di promuovere iniziative volte a sensibilizzare librerie, case editrici, appassionati/e della lettura, affinché venga ritirata l’odiosa circolare che impedisce la ricezione di libri. A tal scopo siamo stati, e continueremo ad essere, presenti in varie «fiere del libro» svoltesi in diverse città.
Non abbiamo però dimenticato i/le diretti/e interessati/e, cioè coloro che vivono sulla propria pelle le conseguenze del carcere e delle sue endogene vessazioni.
La giornata del 16 aprile è stata caratterizzata da numerosi presidi fuori dalle galere (Tolmezzo, Cuneo, Parma, Milano-Opera, Terni, Bancali) dove sono presenti le sezioni del 41bis. Ciò al fine di portare la nostra solidarietà e vicinanza a tutti/e i detenuti/e e in particolare a farci sentire da chi è ristretto in regime di 41bis, comunicando loro che non sono soli/e nonostante l’isolamento a cui lo stato li vuole costretti/e.
Nuovi presidi fuori dalle galere sono previsti insieme ad altre iniziative che ancora parleranno di carcere, di uno stato di perenne eccezione ed emergenzialità, di dispositivi di tortura e annientamento messi in atto dai così detti «stati di diritto».

Il 13 maggio alle ore 14:00 ci ritroveremo di fronte al DAP, in Largo Luigi Daga n. 2 – Roma. Vogliamo rendere chiaro, ai responsabili esecutivi di quanto accade dentro le galere (dai suicidi indotti, ai pestaggi, alle torture, ai tentativi di annientamento delle identità e dei sentimenti di solidarietà attraverso il meccanismo di premialità e punizione), che nessuno/a sarà mai dimenticato né lasciato/a solo/a.

Il carcere non è la soluzione ma parte del problema.

Tutti liberi!                                                                                   
Tutte libere!

carcere di Opera (MI) 16apr.2016

Sabato 16 aprile PRESIDIO AL CARCERE DI OPERA per sostenere la campagna per l’abolizione della circolare che vieta ai detenuti in regime 41bis di ricevere libri o stampe di ogni genere dall’esterno.
Il presidio si svolgerà sabato pomeriggio dalle ore 12,00 al carcere di Milano Opera, in concomitanza con Cuneo, Tolmezzo (UD), Terni, Bancali (SS), Parma.

I prigionieri di Opera sono in lotta contro gli abusi della direzione e delle guardie. SOSTENIAMOLI CON UNA PRESENZA NUMEROSA!

 

PAGINE CONTRO LA TORTURA

Per contrastare l’inasprimento della censura nelle sezioni a 41bis e, in particolare, per cancellare il divieto a ricevere libri e riviste sia ai colloqui che per corrispondenza.

Con questo scopo si è sviluppata una campagna dal titolo “pagine contro la tortura” che per il giorno sabato 16 aprile ha promosso diversi presidi concomitanti davanti ad alcune delle carceri con sezioni a 41bis (Bancali – SS, Tolmezzo – UD, Cuneo, Milano-Opera, Parma, Terni).

Il 41bis, vero e proprio regime di tortura finalizzato ad estorcere collaborazione, pentimento, in poche parole delazione e infamia, non coinvolge solo i detenuti che vi sono rinchiusi, ma condiziona l’intero regime carcerario, estendendo all’Alta Sorveglianza (AS) e oltre, le sue modalità di ricatto, controllo e distruzione della dignità-identità del prigioniero.

Saremo davanti al carcere di Opera anche per sostenere concretamente la lotta dei prigionieri del I° Padiglione, IV° piano, Sezioni A-B-C che hanno sottoscritto un appello contenente cinque chiare rivendicazioni che vanno dalle cure mediche (dalle lettere che riceviamo il rinomato Centro Clinico è un luogo infernale), al controllo dei prigionieri sulla qualità e i prezzi del sopravvitto, alla fruizione dei colloqui estivi all’aria aperta per tutti, fino all’abolizione della norma che permette pestaggi, sopraffazioni e prepotenze da parte delle guardie. Le lettere che ultimamente riceviamo ci confermano che c’è la volontà collettiva di andare avanti nella mobilitazione.

Sappiamo che non mancano le difficoltà e che la direzione cerca di provocare e intimidire i detenuti in lotta per rompere l’unità; sappiamo che il compagno Maurizio Alfieri è stato messo di nuovo in isolamento come ennesima vendetta contro la sua ostinata determinazione nel lottare contro le porcate che guardie e direzione fanno ai prigionieri. Ma da quanto sappiamo, per fortuna, le cose non vanno sempre come vorrebbe il DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, organo che comanda sulla direzione e sulle guardie):

… “e voglio dirvi che tutti noi eravamo già pronti per protestare e non permettere che Maurizio fosse portato in isolamento perché lotta per tutti noi e noi, condividiamo fino in fondo le sue battaglie che sono quelle di tutti noi. Maurizio ci ha spiegato che si trattava di una lettera che lui avrebbe scritto al direttore dove trattava la sua indignazione sui pestaggi ai malati e contro tutti gli abusi di Opera. Tutti noi siamo Maurizio”… (da una lettera da Opera del 23 febbraio 2016)

Il giorno 9 marzo siamo saliti al 7° piano del tribunale di Milano, e abbiamo consegnato ai magistrati di sorveglianza e alle persone lì presenti, come avvocati e familiari dei detenuti, l’appello con le 128 firme allegate e lo abbiamo letto ad alta voce pubblicamente, mostrando anche uno striscione con la scritta “Dalla Cayenna di Opera”, titolo dell’appello dei prigionieri.

Il peggioramento delle condizioni di detenzione all’interno del carcere che hanno portato a questa importante mobilitazione dei prigionieri non è casuale ma coincide con la creazione a cominciare dal 2007 di una grossa sezione a 41bis, fra le più importanti in Italia.

Invitiamo tutti e tutte a partecipare al presidio per sostenere la lotta dei prigionieri, per contrastare ogni forma di isolamento, per riportare al più presto Maurizio insieme agli altri. Perché quel giorno, ma anche oggi e domani, vogliamo che la lotta dentro e fuori sia una lotta comune.

Aprile 2016, olga2005@autistici.org

 

carcere di Tolmezzo (UD) 16apr2016

SABATO 16 aprile 2016 alle h. 15,00

di fronte al carcere di Tolmezzo (Ud)

contro il carcere e la tortura del 41bis

“PAGINE CONTRO LA TORTURA”
Circa il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis.
Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono solo acquistare tramite autorizzazione dell’amministrazione. È un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alle restrizioni sul numero di libri che è consentito tenere in cella.
Il regime del 41bis (che prevede isolamento, restrizioni sui colloqui, esclusione dai benefici,
presenza dei GOM,…) è finalizzato a strappare una “collaborazione”, cioè a costringere, chi lo
subisce, alla delazione. Nessun fine, quindi, legato alla sicurezza quanto piuttosto all’annientamento dell’identità e personalità. Ciò è ancora una volta dimostrato attraverso l’applicazione di quest’ultima ennesima restrizione, visto che leggere e scrivere rappresenta da sempre l’unica forma di resistenza alla deprivazione sensoriale a cui sono quotidianamente sottoposti tutti e tutte le detenute.
Le leggi e le norme di natura emergenziale, col passare del tempo, si estendono cosicché ogni
restrizione adottata nelle sezioni a 41bis prima o poi, con nomi e forme diverse, penetra nelle
sezioni dell’Alta Sicurezza e in quelle “comuni”, contro chi osa alzare la testa.
Lo dimostra la generalizzazione di norme “trattamentali” eccezionali, quali per esempio: l’uso
massiccio dell’isolamento punitivo disposto dall’art. 14-bis o.p., che può essere prorogato anche per parecchi mesi consecutivi, in “celle lisce” e spesso isolate all’interno dell’istituto; o la
“collaborazione” (di fatto) quale condizione essenziale per poter accedere a un minimo di
possibilità “trattamentali” (socialità, scuola, lavoro); oppure la censura (di fatto) della
corrispondenza e la limitazione del numero di libri o vestiti che è possibile tenere in cella.
E’ in corso una campagna che prevede il coinvolgimento di librerie, case editrici, di appassionati/e della lettura, scrittori e scrittrici, viaggiatori tra le pagine, ecc., volta al ritiro del vessatorio divieto di ricevere libri tramite l’invio di libri alle biblioteche delle carceri in cui sono presenti sezioni a regime 41bis, così come ai detenuti e alle detenute che ne facciano richiesta.
Per sostenere questa campagna, denunciare la tortura costituita dal regime 41bis e ribadire che il
carcere non è e non sarà mai una soluzione.