Ciao ragazzi, con immenso piacere ho avuto riscontro da parte vostra. Ci tenevo, siete sempre stati presenti nei miei pensieri…
Mi dicevate di parlarvi del 41bis. Pochi come me lo conoscono dato che ci sono stato tra i primi a Pianosa nel 1992 e l’ho re-incontrato di recente a Opera dove ci sono arrivato da un altro uguale. Dopo la chiusura nel 1998 di Pianosa e dell’Asinara, vari carceri si sono attrezzati per applicare la tortura. Dopo la riforma di Alfano il tutto si è risolto in un cimitero per vivi dove sono stato rinchiuso per 24 anni senza possibilità di soluzione tranne quella di aspettare la morte definitiva, dato che la morte la vivi ogni giorno, perché è ogni giorno che si muore quando non hai più nulla, neanche la speranza.
Il sistema è strutturato in modo tale da spersonalizzarti dal momento stesso della sua applicazione. Sei in un carcere normale per svariati motivi ti viene applicato il 41bis, vieni chiamato in matricola per una notifica. Ti accorgi che ti hanno applicato il 41bis perché te lo comunicano per iscritto. Ma da quel momento non puoi più tornare in sezione, non puoi salutare chi hai lasciato, né per prendere ciò che hai lasciato in cella. Il tutto ti viene fatto trovare direttamente sul furgone che ti deve trasportare. Vieni messo lì con tutto il tuo avere. Vista l’ora non ti danno nemmeno un soldo, il tutto ti viene spedito dopo.
Arrivi nel carcere dove sei assegnato. Già appena arrivi c’è l’accoglienza a muso duro a partire dall’addetto alla matricola che deve darti un saggio della situazione, ma, se gli rispondi subito a tono abbassa la cresta. Sullo stesso filo si presentano gli operatori, che vogliono saggiare con chi hanno a che fare. Appena capiscono che non c’è trippa per gatti, nel senso che capiscono che sei pratico del 41bis, fanno solo il loro “lavoro”, specie se tra di loro trovi qualcuno che ti conosce da altro 41bis e sanno che non ti fanno impressione né per numero né per atteggiamento, ma qualcosa la devono pur sempre fare per dirti che sei al 41bis, specie per chi come me sanno che sto già scontando l’isolamento diurno per l’ergastolo.
Il magazziniere è più ciò che ti toglie di ciò che ti dà, solo l’essenziale, il resto per averlo lo devi chiedere ogni giorno sino a stressarli se non ti danno retta. Vieni messo in una cella e ti chiudono blindo e sportello in quanto non puoi comunicare con nessuno e non hai niente, nemmeno la televisione, perché prima devono valutare in quale gruppo ti devono mettere. Perché lì si va in gruppo di 4 persone e vedi solo quelli, con gli altri non puoi parlare pena il rapporto disciplinare, ma solo se gli dici ciao. Persone che ritrovai, persone che non vedevo da anni e che non avevano mai lasciato il 41bis.
Appena mi aprirono il blindato e lo sportellino mi misi a salutare tutti quelli che vedevo, risultato 4 o 5 rapporti disciplinari al giorno, al punto tale che mi spostarono in altro gruppo intimando gli altri, che a ricevere il saluto anche loro sono passibili di rapporto disciplinare. Ma di per sé con il rapporto disciplinare non accade nulla, lo usano per toglierti la televisione, per farti andare al passeggio da solo per 15 giorni. Ma la vera ripercussione è sul fatto che puoi fare un colloquio al mese di 1 ora con vetro divisorio, ma mandano indietro il mangiare che ti portano i famigliari. Non avendo il tempo di avvisarli, perché loro gestiscono la posta e ti fanno le peggiori nefandezze. In pratica i famigliari se ne tornano amareggiati perché non sono riusciti a darti un poco di mangiare.
Tutto è contato a livello abbigliamento, in cella non puoi tenere nulla. Ciò che ti viene dato lo devi restituire la sera e ti viene riconsegnato al mattino. Perciò se la sera hai desiderio di un caffè, di un tè o di una camomilla te li puoi solo sognare. Il mangiare ti viene dato da loro tramite un lavorante con cui non puoi scambiare una parola. La posta viene vista come mezzo di tortura non te ne danno mai, specie se sei oggetto di attenzione particolare o magari ti vengono per dirti che è arrivata della posta ma è stata mandata al magistrato e non la vedi più, perché anche se fai ricorso non ti risponde nessuno, perché i magistrati di sorveglianza e i carcerieri sono tutti una cosa. In pratica, se vogliono, perdi ogni contatto con i famigliari e hai ben poco da fare, riesce a passare solo qualche raccomandata con ricevuta di ritorno perché non possono farla sparire.
Perquisizioni, ogni giorno ti mettono la cella sottosopra. Regole rigide che tirano sempre a spersonalizzarti. Tutto è strutturato solo a uno scopo, a farti ricordare che non hai speranza.
Se ti chiamano per uscire dalla cella, negli orari non previsti per il passeggio, non ti dicono mai dove devi andare, anche se si tratta di visita medica. E’ tutto un sistema.
A molti li ho visti invecchiati, ma molti battagliare, solo che lì le battaglie sono fine a sé stesse, perché non hai strumenti per intaccare il sistema, dato che non puoi fare proteste collettive, visto che con gli altri non puoi parlare e non hai modo neanche criptico di farglielo sapere.
In una sezione di 20 celle ci sono 10 guardie, diversi graduati che vigilano, ma quello su cui loro giocano per spezzare la volontà dell’individuo è l’abitudinarietà alla negazione dei tuoi diritti e ogni tanto qualcuno crolla. Di fatto sono strutture fatte per indebolire il soggetto perché le alternative sono: o aspetti la tua ora per morire o cerchi mezzi subdoli per uscire da quel regime.
Purtroppo oggi ogni tanto qualche invertebrato lo pescano. I medici sono d’accordo con loro, aspettano un sì o un no da parte loro prima di scriverti una terapia; e sai quanti medici sono stati presi per pezzi di merda come anche le guardie, perché certi detenuti non lasciano passare nulla, subito rispondono a tono, non ti picchiano, ma appena li offendi ti fanno qualsiasi tipo di ostruzionismo possibile.
Ma ripeto, che ogni battaglia è fine a sé stessa, tranne a farti dire: sono ancora vivo non mi piegherete mai.
Sarebbero tante altre le sfumature da dire, ma nella sostanza il discorso è questo. Nei 2 anni che sono stato lì, almeno quattro persone sono morte di malattia o di vecchiaia. E’ un cimitero. Non ci danno la pena di morte ma civilmente ti uccidono, dato che non hai nessuna speranza. Eppure dicono che è costituzionale.
Maggio 2016