ROMA: due report del presidio tenutosi davanti al DAP il 13 MAGGIO 2016

Milano, giugno 2016

ROMA: RESOCONTO DEL PRESIDIO DAVANTI AL DAP DEL 13 MAGGIO 2016

Situato in largo L. Daga, presso il confine ovest di Città del Vaticano, Il DAP è il comando della polizia penitenziaria, l’organo supremo che impone e determina le regole della vita quotidiana nelle galere. Ciò vale anche per le sezioni 41bis, rispetto alle quali il potere d’imporre queste regole è del tutto insindacabile, a costituire un esempio che facilita e normalizza l’estensione dell’impiego di ogni genere di abuso e violenza – compreso l’omicidio – sull’intero sistema carcerario. Non è un caso che a puntare occhi e dita oggi sul DAP si siano trovate unite realtà che nell’autunno scorso si sono mosse contro l’uccisione di Eneas (avvenuta nel carcere di Pesaro) e le persone e i collettivi che aderiscono alla campagna “Pagine contro la Tortura” con l’obiettivo della cancellazione-ritiro della “circolare” del DAP che nega a chi è chiusa/o nelle sezioni 41bis di ricevere libri, riviste, ma anche lettere, per corrispondenza postale anche se portate da parenti quando si recano al colloquio; da oltre un anno libri e riviste entrano nelle celle 41bis solo se acquistati dalle guardie. Il carattere unitario della manifestazione emerge dagli interventi lanciati dall’impianto – soprattutto dal grido ASSASSINI, oltre che dagli striscioni che appendiamo attorno allo slargo in cui ci si trova: DAP – MAGISTRATI – POLIZIA SIETE I RESPONSABILI DELLA MORTE DI ENEAS SIETE DEGLI ASSASSINI; 41BIS = TORTURA; SOLIDARIETA’ AI RIVOLUZIONARI PRIGIONIERI. Dal cancello dell’enorme edificio del DAP protetto da poliziotti, ci separa la strada. Non siamo tant*, una trentina, ma certamente c’è la coscienza di affrontare una realtà che riguarda da vicino lo sviluppo della lotta della classe sfruttata, tutta. Libri, corrispondenza, comunicazione dentro le galere, la loro circolazione, il sostegno reciproco fra interno-esterno di cui siamo capaci, da sempre hanno importanza vitale per vincere la logica della resa, della sconfitta, perseguita dallo stato nei confronti di chi si ribella nei modi più diversi alla dittatura del capitale. Ad un certo punto della manifestazione attraversiamo la strada per adagiare davanti al portone d’ingresso qualche scatolone di libri; li vogliamo consegnare al DAP per farli entrare in carcere, visto che le nostre spedizioni, quelle di diverse case editrici e librerie, fatta eccezione per qualcuna, sono cadute nel vuoto, nel silenzio tombale che è prerogativa del carcere e dei suoi organi amministrativi, in primis il Ministero di Giustizia. I poliziotti ci si parano davanti, per un po’ riusciamo a bucare il cordone, a mettere libri là dove volevamo… riusciamo anche a ostacolare e bloccare le auto in uscita, con a bordo funzionari del DAP, a fermarle, a gridare: assassini! fate entrare i libri, perché non fate entrare i libri? Vigliacchi, dove nascondete i libri, la posta?… Il blocco va avanti a lungo, a singhiozzo, più volte gli sbirri mettono e tolgono i caschi, fino a quando il cordone della polizia con manganelli e scudi ci spinge sul marciapiede da dove eravamo partiti.

Il bilancio della giornata è positivo, abbiamo distribuito numerosi volantini, ma soprattutto concludiamo il presidio con la consapevolezza di aver portato il nostro messaggio direttamente al DAP, il punto più alto della catena di comando del sistema carcerario. Gli ultimi interventi urlano chiaramente che non finisce qui: dopo i presidi simultanei davanti alle carceri di Tolmezzo, Cuneo, Milano (Opera), Parma, Terni, fino in Sardegna, a Bancali, dopo la “visita” agli aguzzini del DAP, la campagna continua; prossima tappa il 25 giugno a L’Aquila, con il suo carcere interamente dedicato al 41 bis, dove nonostante le difficoltà, abbiamo già portato la nostra solidarietà in altre due occasioni. Andiamo avanti, a testa alta, solidali con tutti i prigionieri, per un futuro senza padroni, sfruttatori, sbirri e sbarre…

 

Report da una compagna del MFPR

Contro la tortura e le morti da carcere, contro la barbarie del sistema capitalistico, sommergiamoli di libri! Presidio davanti al D.A.P.

Un centinaio di compagne e compagni hanno manifestato ieri, 13 maggio 2016, davanti al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, nell’ambito della campagna “Pagine contro la tortura“.

Una bella giornata di lotta, combattiva e solidale, che è riuscita a coinvolgere positivamente i passanti nonostante il massiccio traffico automobilistico in quel punto e nonostante il tema, un po’ scomodo, delle carceri e il 41bis, che potrebbe sembrare lontano dai problemi delle masse.

Con un diffuso volantinaggio nelle aree pedonali limitrofe abbiamo suscitato l’interesse e la solidarietà di molte persone, alcune delle quali si sono fermate al presidio anche dopo un’accenno di carica da parte della polizia.

Il volantinaggio è stato rivolto anche agli automobilisti, molti dei quali, nonostante l’ora di punta e il traffico rallentato per i compagni presenti in strada, hanno accolto con curiosità i volantini, abbassando il finestrino e chiedendoli spontaneamente.

Su un banchetto davanti la strada abbiamo sistemato numerosi libri e con gli stessi abbiamo scritto per terra: “no 41 bis”.

Abbiamo anche chiesto di portare dei libri direttamente dentro il D.A.P., ma ci hanno fatto solo attraversare, uno alla volta, il cordone di polizia per depositarli, in maniera simbolica, all’ingresso.

In ogni caso, le auto dei funzionari del ministero dell’ingiustizia, veri responsabili esecutivi di quanto accade dentro le carceri, sono state più volte circondate e bloccate all’uscita dai compagni che gli hanno urlato “Perché non fate entrare i libri nelle carceri? Siete dei torturatori!”, “vigliacchi, avete bisogno di farvi proteggere dalla polizia perché avete le mani sporche di sangue, assassini!”.

“Assassini” è quanto abbiamo scritto e urlato tra un intervento al microfono e un altro, e lo hanno inteso forte e chiaro i mandanti delle torture e dei suicidi in carcere, un po’ sorpresi e preoccupati di trovarsi faccia a faccia con i loro spettri usciti dall’armadio in carne e ossa, e soprattutto vivi e incazzati.