Nadia Lioce verrà processata per aver turbato la “quiete” di un carcere che l’ha sepolta viva!
A L’Aquila il 7 luglio, si è tenuta l’udienza contro la prigioniera rivoluzionaria Nadia Lioce processata per “Disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone e oltraggio a pubblico ufficiale”. Reati relativi a battiture di protesta, che la detenuta avrebbe messo in atto dopo l’applicazione delle circolari del DAP e la pronuncia della Cassazione del 2014, che hanno stabilito l’impossibilità, per chi è recluso in 41bis, di detenere libri o riviste in cella e di riceverne dall’esterno. Con la sentenza n. 122 della Corte Costituzionale dell’8.02.17, l’odiosa circolare è stata dichiarata definitivamente legittima. L’udienza in video conferenza si è svolta verso le 11.00 al Tribunale dei minori. In assenza dei legali, Nadia Lioce é comunque comparsa in video conferenza dichiarando di aver avuto notizia dell’udienza solo tramite telegramma di uno dei suoi difensori (dei quali solo uno aveva ricevuto la notifica dell’udienza ed era assente perché in convalescenza) e di essere, quindi, completamente all’oscuro dei motivi per i quali la si vuole processare e dei capi di imputazione a suo carico. In ogni caso aveva dato la sua disponibilità ad intervenire al processo, anche in assenza di comunicazioni bilaterali.
Il permesso chiesto dal PM, di procedere comunque nella citazione dei testi, anche in assenza dei difensori di Nadia, è stato negato, rimandando l’udienza al 15 settembre ore 9:30.
In questi anni Nadia Lioce è stata oggetto di ripetuti sequestri di libri, quaderni e altro materiale cartaceo e di cancelleria e ora la si vuole processare per aver turbato la “quiete” di un carcere che l’ha sepolta viva, condannandola al silenzio, a una condizione d’isolamento totale, all’inaccettabile sacrificio della dignità umana, alla mortificazione della sua stessa identità.
A un anno dal presidio fuori dalle mura del carcere di L’Aquila, promosso dalla campagna “Pagine contro la tortura” contro il divieto di ricevere libri nelle sezioni di 41bis, le condizioni detentive già gravi di Nadia, sono addirittura peggiorate. Oltre ai libri, non le vengono consegnati neanche i vaglia per poterli acquistare tramite il carcere. Nadia con la sua presenza in aula, ha espresso un chiaro interesse al non rinviare l’udienza e riteniamo importante sostenere questa sua decisione affinché sia un’occasione in più per denunciare le condizioni cui è sottoposta.
Nelle sezioni di 41bis si vive una condizione di totale isolamento: le persone lì rinchiuse sono sepolte vive. La battitura messa in atto da Nadia è cosa comunissima in tutte le carceri, una modalità di protesta considerata pacifica dagli stessi addetti a quel bieco lavoro. Il processo a Nadia è, quindi, l’evidente conseguenza dell’accanimento vendicativo degli organi repressivi che colpisce chi, nonostante le durissime condizioni di prigionia, ancora “osa” reagire e opporsi, non rinunciando alla propria dignità e identità.
Uno Stato che usa il carcere duro per piegare prigioniere e prigionieri anche rivoluzionari, non agisce solo per vendetta, ma lancia una minaccia alla solidarietà umana e di classe e una promessa repressiva a chi, comunque sia, lotta contro questo ordine sociale intriso di arroganza, iniquità ed esclusione. A L’Aquila il 15 settembre si processerà una donna che continua a ribellarsi a questo sistema di tortura e annientamento dell’identità sociale e politica e noi saremo davanti al tribunale, per chiedere l’abolizione del 41bis per Nadia Lioce e per tutti e tutte.
Perché se c’è una cosa che ancora non possono toglierci è l’umanità e la speranza di un riscatto rivoluzionario.
Riceviamo e pubblichiamo alcune foto di frasi comparse nelle città di Cagliari, Milano e Roma in solidarietà a Nadia e a tutti e tutte coloro che si trovano sottoposti al regime di 41bis.
Liberi tutti libere tutte.