Presidio al Palazzo di Giustizia – Milano 12 nov. ore 10,00

41bis = tortura

Giovedì 12 novembre 2015 ore 10 - presidio al Palazzo di Giustizia
C.so di porta vittoria - Milano

Il regime detentivo applicato con l’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano. Cos’altro può dirsi di un regime che dispone:

l’isolamento per 23 ore al giorno (soltanto nell’ora d’aria è possibile incontrare altri prigionieri, comunque al massimo tre);

un’ora sola di colloquio al mese con soltanto i familiari diretti, che impedisce per mezzo di vetri, telecamere e citofoni ogni contatto diretto;

l’esclusione a priori dall’accesso ai “benefici”;

l’utilizzo dei Gruppi Operativi Mobili (GOM), il gruppo speciale della polizia penitenziaria, ben noto per i pestaggi nelle carceri e per i massacri compiuti a Genova nel 2001;

il “processo in videoconferenza” in cui l’imputato/a detenuto/a segue il processo da solo/a in una cella attrezzata del carcere, tramite un collegamento video gestito a discrezione da giudici, pm e forze dell’ordine, quindi privato/a della possibilità di essere in aula con tutte le limitazioni che ciò implica sul piano della solidarietà, della visibilità del processo, della comunicazione (tra coimputati, con amici e familiari, con il “pubblico”) e della difesa legale che ne risulta fortemente compromessa;

la censura-restringimento nella consegna di posta, stampe e libri dei quali è possibile tenerne in cella soltanto tre.

Le motivazioni accampate per la detenzione al 41bis sono sempre pretestuose. L’esigenza di evitare il perdurare dei legami con l’associazione è secondario rispetto al fine ultimo di estorcere informazioni che portino a nuove accuse, a nuove incarcerazioni. Più di vent’anni di 41bis non hanno di certo arginato la cosiddetta criminalità organizzata che invece dilaga insieme alla corruzione degli apparati istituzionali.

Così la “lotta alla mafia”, al pari di quella al “terrorismo”, risultano essere soltanto strumenti per generalizzare forme di controllo, coercizione e deterrenza necessari a governare una fase storica segnata dalla recessione globale e dall’apertura di nuovi e preoccupanti fronti di guerra.

Di esempio è la recente legge antiterrorismo (17 aprile 2015, n. 43) che da una parte crea nuove fattispecie di reato tanto generiche e arbitrarie quanto lo è il concetto di terrorismo mentre, dall’altra, rifinanzia decine di missioni militari italiane all’estero per diverse centinaia di milioni di euro.

Con il passare del tempo, le leggi e le norme di natura emergenziale si estendono cosicché ogni restrizione adottata nelle sezioni a 41bis prima o poi, con nomi e forme diverse, penetra nelle sezioni dell’Alta Sicurezza e in quelle “comuni”, specialmente contro chi osa alzare la testa.

In particolare, da alcuni mesi chi è sottoposto al regime del 41bis non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti che con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono solo acquistare tramite autorizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), il dipartimento del ministero della Giustizia preposto al governo delle carceri italiane.

Nel novembre 2011 una circolare del DAP impose questa restrizione ma fu bloccata da reclami accolti nelle ordinanze di alcuni giudici di sorveglianza. I ricorsi opposti da almeno tre pubblici ministeri contro queste ordinanze furono confermati in Cassazione. Infine una sentenza della suprema Corte del 16 ottobre 2014 ha dato ragione al DAP, rendendo così definitiva questa nuova odiosa restrizione.

La campagna “Pagine contro la tortura” riprende il percorso ormai decennale delle mobilitazioni contro il 41bis che oggi più di prima è lo strumento assassino su cui si regge l’intero assetto carcerario. L’occasione dei ricorsi fatti da una compagna e da due compagni oltre che da altri prigionieri contro la circolare del DAP ci ha spinto ad appoggiare questa lotta e darle forza.

Una società che sottostà al ricatto della perenne emergenza, alimentata da banalizzazioni ed allarmismi, si rende complice delle vessazioni e delle torture di cui il blocco dei libri è solo l’ultimo, più recente tassello.

L’appello e i contributi alla campagna sono contenuti nel blog paginecontrolatortura.noblogs.org.

Per contatti: paginecontrolatortura@inventati.org

Milano, novembre 2015

OLGa (E’ Ora di Liberarsi delle GAlere)