Da Radiondarossa.info

Decreti immigrazione e sicurezza urbana, misure preventive di repressione, 41bis. In questa puntata di Silenzio Assordante abbiamo discusso gli ultimi due decreti in materia di immigrazione e sicurezza urbana.
Attraverso la presentazione dell’ultimo opuscolo della Rete Evasioni, abbiamo approfondito le misure preventive di repressione e commentato la decisione della corte costituzionale riguardo il blocco di libri, stampe e riviste in 41bis. Buon ascolto.

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Da Radiocane.info

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Osservare l’universo carcerario dal fondo dell’ultimo dei suoi gironi (il 41-bis) permette non solo di cogliere l’essenza del sistema penitenziario in quanto tale, nella sua funzione di annullamento e differenziazione, ma anche di individuare linee di tendenza che, una volta sperimentate con gli ultimi della lista, potrebbero non tardare a presentarsi in altri angoli del sistema. A partire da una circolare del Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, dell’ottobre del 2014, ai detenuti in 41-bis è stato posto il divieto di ricevere libri e pubblicazioni cartacee dall’esterno. Ne discutiamo con un compagno di OLGa, anche in vista della giornata del 16 aprile 2016 in cui si terranno i presidi sotto le carceri di Milano-Opera, Tolmezzo, Parma, Bancali, Cuneo, Terni.

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Da Radiocane.info

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Una ne fanno e dieci ne pensano. L’ultima trovata del Dap, il Dipartimento di amministrazione penitenziaria, e del ministero della Giustizia, in materia di annichilimento dei detenuti, riguarda una estensione dell’utilizzo della videoconferenza in sede processuale. Un dispositivo già sperimentato da anni per i reati di mafia e che ora vorrebbero applicare a uno spettro sempre più ampio di imputati. Sono già diverse le richieste avanzate in questa direzione nei confronti di alcuni compagni (Chiara, Claudio, Adriano e Gianluca), già…

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Da Radiazione.info

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Nell’ambito della campagna “Pagine contro la tortura” intervistiamo l’avvocato Caterina Calia del foro di Roma e un compagno dell’Archivio Primo Moroni di Milano.

Con l’avvocato Calia abbiamo cominciato con un approfondimento sui canali di Radiazione riguardo al tema dell’articolo 41bis dell’ordinamento penitenziario; l’avvocato ha ripercorso brevemente cosa implica il carcere duro, con un focus specifico sulla restrizione di ricevere libri dall’esterno della struttura carceraria e anche l’impossibilità ad abbonarsi a riviste o periodici della stessa stampa borghese, con il chiaro intento di impedire che si conoscano i detenuti in 41bis e dove questi sono reclusi. Ad oggi vi è una sola ordinanza di un magistrato di sorveglianza di Spoleto che si è espresso contrariamente a questo tipo di restrizione, un primo passo a livello giuridico che si spera possa essere l’inizio di un meccanismo che riveda questo divieto imposto. Si è rilanciata la campagna Pagine Contro la Tortura, ribadendo l’importanza fondamentale della mobilitazione di solidarietà per inceppare questo meccanismo.

Intervista ad un compagno dell’Archivio Primo Moroni sull’andamento della campagna sul fronte delle case editrici e delle librerie che si sono date disponibili a creare un catalogo di pubblicazioni da mettere a disposizione dei detenuti in regime di 41bis. Il compagno spiega bene gli obiettivi che si sono dati e quali iniziative hanno fino ad ora messo in campo per cercare di allargare la campagna a tutti quei settori coinvolti direttamente nell’ambito culturale, anche con il fine di sensibilizzare le persone su quanto accade all’interno delle carceri.

“Il regime di 41bis è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano. Adottato trent’anni fa come provvedimento temporaneo, di carattere emergenziale, si è via via stabilizzato e inasprito. In questa condizione detentiva ci sono oggi ben oltre 700 prigionieri e prigioniere all’interno di carceri sparse in tutt’Italia.
Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono acquistare solamente tramite autorizzazione dell’amministrazione. Questa è un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alla restrizione sul numero di libri che è consentito tenere in cella: solo tre.
Una società che sottostà al ricatto della perenne emergenza, alimentata da banalizzazioni e allarmismi, si rende consenziente alle vessazioni e torture di cui il blocco dei libri è solo l’ultimo, più recente, tassello.
 ”

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