Come Campagna Pagine contro la Tortura, abbiamo pensato di scrivere queste poche righe, non solo per mostrare il nostro appoggio e solidarietà ai presidi che si terranno in contemporanea il 28 Aprile per “spezzare quel silenzio di tomba” ma anche per offrire qualche elemento rispetto al carcere dell’Aquila come a tutte le altre carceri in cui il regime 41bis è presente.
Ormai è noto, la crisi economica e sociale può portare con sé le condizioni perché il dissenso cresca e si trasformi in qualche cosa che vada a modificare, magari ribaltandoli, gli equilibri, sempre più fragili, che stanno alla base del sistema di sfruttamento che ha portato al peggioramento delle condizioni di vita, di lavoro, e dell’ambiente.
Per questo la guerra interna è sempre più evidente : propaganda, paure e razzismo sono la ricetta che i governi vari propongono per allontanare questo “loro” incubo. E per chi non ci sta, non si sottomette, sono pronti sgomberi, licenziamenti, repressione e carcerazione, di cui il 41bis è il fiore all’occhiello e punta dell’iceberg.
Il 41bis è la summa e la sperimentazione di tutte quelle pratiche e restrizioni che servono a dividere ed indebolire l’intera società. Dal divieto della parola, della socialità, della corrispondenza, dei rapporti familiari al divieto della lettura è chiara l’intenzione e lo scopo di questo carcere: l’annientamento.
Per uscire da questo circuito si chiede la negazione della propria dignità e identità, la collaborazione e delazione. La gestione delle sezioni avviene ad opera dei GOM, reparti speciali, che, al di sopra del bene e del male, gestiscono la quotidianità dei prigionieri con l’unico obiettivo di dimostrare il loro potere e supremazia. Tutto è studiato perché prevalgano differenziazione e disgregamento dei rapporti sociali e detentivi, per imprimere lontananza da tutto e tutti, e renderti disponibile a qualunque compromesso pur di uscirne.
Dentro come fuori con un unico obiettivo.
Il 41bis, ormai anche questo è noto, nato come provvedimento emergenziale, è stato trasformato gradualmente in normalità carceraria. Ma, ancora di più, in luogo di sperimentazione, di esasperazione del carcere: lì tutto può succedere, può essere sperimentato, perché i prigionieri in 41bis, accusati di reati di mafia e/o di terrorismo, sono reietti da questa nostra bella società democratica: gli ultimi degli ultimi, colpevoli in realtà di essere una delle più evidenti manifestazione della sua contraddizione.
Ma i provvedimenti sperimentati in 41bis si ripercuotono a pioggia sul sistema carcerario nella sua complessità, non ultimo il processo in videoconferenza, e permeano le sezioni che ad esso si trovano vicini.
Quello che ci dimostra il regime del 41bis è che nel sistema carcerario vige la più totale discrezionalità, del DAP, della guardie, del direttore del carcere, di chiunque possa esercitare un minimo di potere. Quello che ci insegna il 41bis è che il sistema carcerario è brutale, niente di nuovo, e agghiacciante nella sua “logica” regolamentare e di giustificazione autoassolutoria: rimani chiuso lì dentro fino a che non ti dissoci, fino a che non collabori, tutto il resto, la privazione più totale delle condizioni minime, non ha importanza, sei un numero e lo vuoi essere. Quello che fa emergere il 41bis è che ogni comportamento vessatorio, ogni abuso possono diventare norma e consuetudine.
Questo deve essere quello che si respira nelle carceri dove esiste il 41bis e ancora di più nelle sezioni ad alta sicurezza che nascono già come circuiti dove il controllo e le regole e l’osservazione sono sicuramente più accentuate e amplificate. E sicuramente una quiete mostruosa come quella di una sezione AS2 posta all’interno di un carcere in cui il 41bis detta le regole di convivenza, è un superlativo assoluto della carcerazione, dell’isolamento, dell’osservazione e della sperimentazione.
Ma un’altra cosa abbiamo forse imparato in questi anni: il 41bis è un regime carcerario che vuole silenzio intorno a sé. Non vuole che le sue mostruosità escano. E ancora di meno ora che è risultato evidente che la sua esistenza è talmente tanto invasiva e brutale che la sua logica non può far altro che inghiottire anche la quotidianità delle altre sezioni, inasprendo, per discrezionalità, anche un circuito come quello dell’AS2.
Campagna Pagine contro la Tortura Aprile 2019