NO ALLA TORTURA DI STATO!
Oggi 24 Novembre, siamo a L’Aquila per esprimere la nostra solidarietà a Nadia Lioce processata per aver “osato” protestare, battendo sulle sbarre della sua cella con una bottiglia di plastica, contro le durissime condizioni di prigionia a cui è sottoposta da 14 anni a regime di 41 bis. In particolare, ha “osato” protestare contro una circolare del DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) che impedisce a tutte le detenute e detenuti sottoposti a questo regime di ricevere libri tramite posta e colloqui. Dal 2015 è attiva una campagna di lotta e informazione, denominata “Pagine contro la Tortura” che ha l’obiettivo di far ritirare questo odioso divieto e di far conoscere in generale l’annientamento quotidiano delle persone che sono rinchiuse nelle sezioni a 41 bis in Italia.
Il colloquio una sola ora al mese con soli famigliari diretti attraverso vetri, telecamere e citofoni, una sola telefonata al mese e il processo in videoconferenza, sono solo alcune delle vessazioni che colpiscono le detenute ed i detenuti a 41 bis. Quella che lo stato mette in atto è una vera e propria tortura quotidiana da cui si può uscire, sempre a discrezione di lor signori, soltanto attraverso la delazione o rinnegando eventualmente i propri percorsi di lotta.
L’autore di questo regime di tortura è lo stato!
Lo stato, attraverso media, politici, guardie e magistrati, continua a reprimere ogni forma di dissenso: da sempre costruisce abilmente i propri nemici sulla base di incerte e terrorizzanti definizioni (dai “briganti” ai “teppisti”, dai “black bloc” agli “ultras”, dagli “estremisti” fino ai “terroristi”), crea il proprio consenso popolare attraverso la paura indotta da televisione, giornali, social network e poi applica con forza le sue leggi, i suoi decreti, le sue ordinanze, spesso sospendendo ogni principio garantista, verso chi osa mettere in discussione le ingiustizie quotidiane a cui moltissime persone sono sottoposte, anche con l’applicazione di misure di prevenzione e/o cautelari.
Lo stato ipocritamente giustifica il trattamento di “carcere duro” per colpire i mafiosi o i “terroristi”. Ma sappiamo benissimo che è la logica mafiosa a garantire potere e impunità allo stato, ai partiti, ai politici; ed è lo stato italiano (e non solo quello italiano) a portare guerra, terrorismo e sfruttamento nel mondo, costringendo spesso molte persone a lasciare i loro paesi d’origine.
Lo stato infine, forte della paura e della confusione creata tra la gente, sta estendendo sempre più le caratteristiche di questo regime a tutte le detenute e i detenuti che protestano contro le tante ingiustizie e le durissime condizioni di vita nelle carceri italiane (ad esempio con l’isolamento e i processi in videoconferenza). Per questo lottare contro il 41-bis significa lottare contro tutto il sistema carcerario… e non solo.
L’intera società in cui viviamo è trasformata in un carcere a cielo aperto.
Qui a L’Aquila in particolare questo fenomeno è davanti agli occhi di chiunque voglia vederlo. La tragedia del terremoto è stata gestita in un’ottica emergenziale: sono stati costruiti campi in cui era vietato riunirsi e circolare liberamente, sono stati utilizzati psicofarmaci per annientare ogni forma di dissenso, la città è stata militarizzata, sono state create zone rosse…
Questo è lo stato che ci vorrebbe tutte e tutti, buoni/e ed obbedienti/e di fronte alle sue ingiustizie, cieche/i e mute/i di fronte alla sua corruzione, alle sue speculazioni, alle sue guerre.
Questo è lo stato, questo è il nostro vero nemico.
Cominciare a parlarne, ad autorganizzarci, a lottare insieme, è il primo passo per non rassegnarsi alla catastrofe.
Pagine contro la tortura