In Italia sono oltre 54.000 le persone detenute. Una cifra enorme, ancora di più se si considera che una buona parte è composta da persone ancora in attesa di giudizio o senza un luogo alternativo dove poter trascorrere la condanna e che la capienza massima delle carceri italiane sarebbe di poco superiore ai 49.000 posti. Sovraffollamento, fatiscenza delle strutture, violenze e vessazioni sono drammaticamente parte della quotidianità della popolazione sottoposta a carcerazione. Queste condizioni concorrono a rendere la detenzione quanto di più lontano possibile da un percorso di reinserimento, sostituendolo con un’idea vendicativa della pena, o, ancora peggio, come rappresaglia preventiva perfino all’ultimo grado di giudizio.
In questo contesto, già di per sé disastroso, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), in una circolare del novembre 2011 aveva aggiunto il divieto di ricezione del materiale a stampa per i detenuti sottoposti al regime di carcere “duro”, previsto dall’articolo 41bis della legge 354 del 1975. Una norma che sospende alcuni comuni diritti dei detenuti in caso di rivolta o particolari esigenze di sicurezza. Nello scorso aprile, una sentenza del magistrato di Sorveglianza di Spoleto ha dato ulteriore legittimità a questo divieto, mentre a novembre una serie di perquisizioni all’interno del carcere di Rebibbia ha coinvolto anche le biblioteche, con danni e notevoli limitazioni alla fruizione per i detenuti.
Per questo, pensando di poter contribuire – seppure in maniera molto limitata – a migliorare la condizione delle persone detenute, invieremo copie della nostra rivista «Zapruder» all’interno di 29 carceri italiane, tra cui quelle con sezioni dedicate al 41bis. Emblematicamente, inizieremo questa campagna con un numero dedicato a Genere, salute mentale e controllo, un numero in cui da una prospettiva di genere si vuole proporre uno sguardo critico sulle istituzioni manicomiali e i pregiudizi che nel corso dei secoli hanno portato donne e uomini alla privazione della libertà. Come Storie in Movimento, riteniamo che la lettura e l’accesso al sapere siano diritti fondamentali delle persone e che la condizione detentiva, anche quando conseguente a crimini ingiustificabili, non dovrebbe limitarli. Tanto più se si guarda all’esercizio del diritto penale non solo in termini di vendetta o rappresaglia. La condizione in cui versa la popolazione carceraria italiana, inoltre, ci porta a guardare con forte preoccupazione allo stato dei servizi educativi e formativi, al problema del sovraffollamento, all’incapacità da parte del sistema penitenziario di elaborare soluzioni alternative per quanti non hanno un alloggio considerato adeguato a trascorrere un periodo di detenzione.
In questo percorso di solidarietà con l’universo carcerario, segnaliamo anche il presidio davanti al carcere romano di Rebibbia, organizzato per sabato 31 dicembre.
Con l’augurio che il nuovo anno porti con sé la liberazione da carceri, opg e centri di espulsione per migranti.