San Gimignano (SI) e Parma: presidi sotto le carceri

Sabato 26 ottobre 2019
 
Presidio al carcere di San Gimignano, contro abusi e torture!
Ore 15, Località Danza Ciucciano 20
Per maggiori informazioni scrivere a info@cpafisud.org
Per chi viene da Firenze ritrovo ore 13 al CPA Firenze Sud, via di villamagna 27/a (bus 3, 8, 23, 31, 32).
Spezziamo quel silenzio di tomba!
A fianco di chi lotta contro il carcere, a fianco dei prigionieri di San Gimignano!
Il 22 settembre scorso i giornali hanno riportato la notizia di un’indagine che vede coinvolte 15 guardie del carcere di San Gimignano, accusate sulla base di testimonianze dirette di avere picchiato un prigioniero con pugni e calci, fino a lasciarlo svenuto a terra. Subito si è levato il coro a difesa della polizia penitenziaria, ed è naturale che sia così: occorreva per l’ennesima volta nascondere all’opinione pubblica quella che è la realtà di un sistema penale e carcerario marcio da cima a fondo!Al massimo si è fatto riferimento alle classiche “mele marce” che non devono guastare il cesto: anche questo un film già visto troppe volte, quando i cosiddetti tutori dell’ordine vanno oltre gli ordinari livelli di impunità e la fanno troppo grossa. In questo caso forse sono stati sbadati e si sono fatti riprendere dalle loro stesse telecamere, altrimenti tutto sarebbe caduto nel silenzio per l’ennesima volta, nonostante le denunce.è molto eloquente, a questo riguardo, che la direzione del carcere e successivamente lo stesso Dap, che sovrintende alle carceri, abbiano negato per mesi, di fronte alle denunce dei prigionieri raccolte da una associazione, che questo pestaggio fosse mai avvenuto, mentre la dottoressa che ha firmato il referto è stata oggetto di intimidazioni.Perché questa è la realtà quotidiana delle galere che si vuole nascondere: violenza e sopraffazione sistematica, che non comincia dai pestaggi ma dalle condizioni invivibili cui sono costretti i prigionieri, vessati da regolamenti inumani e da strutture fatiscenti e sovraffollate. Nello specifico di San Gimignano parliamo di un carcere dove addirittura manca l’acqua potabile e i detenuti sono costretti per bere a comprare l’acqua minerale a proprie spese; di un carcere costruito in mezzo alla campagna, per essere ancora più isolato e nascosto, dove i familiari per fare visita ai propri cari devono organizzarsi con i pulmann. Ma per uno stato sempre pronto ad autoassolversi è tutto nella norma: “a San Gimignano la situazione è accettabile” dice i capo del Dap Basentini.Vogliamo però dire che non esiste un carcere umano e la soluzione non è certo una detenzione a 5 stelle, se mai possibile. Gli abusi e la tortura sono figli legittimi dell’insensatezza della carcerazione e del sistema penale di questo stato. Perché si parla tanto di rieducazione ma ci permettiamo di chiedere: chi dovrebbe essere rieducato? Un gruppo di prigionieri che mette a rischio la propria incolumità per denunciare un sopruso o le guardie che in 15 contro 1 picchiano una persona indifesa perché amministrano un ordine intrinsecamente violento e ingiusto, che umilia, tortura e uccide quotidianamente (già 98 morti quest’anno)? O non dovrebbe piuttosto essere rieducata una classe dirigente che nasconde tutto questo perché è troppo interessata a dare in pasto al popolo il mostro di turno per indirizzare in altra direzione lo scontento e la potenziale rabbia popolare che potrebbero rivolgersi contro se stessa? Vogliamo rimarcare che i pestaggi, a S. Gimignano come nelle altre carceri, rappresentano la ordinaria sanzione, da parte delle guardie, di una insubordinazione rispetto all’ordine costituito. In queste mesi le proteste contro gli abusi delle direzioni degli istituti e della polizia penitenziaria si sono moltiplicate: Napoli, Trento, Perugia, Palmi, Reggio Emilia, Campobasso solo per citare le più recenti. Non è quindi un caso che Salvini, l’uomo dei “decreti sicurezza” che ha fatto della violenza armata del potere la sua bandiera politica, abbia solidarizzato con le guardie sotto indagine andando sotto il carcere.Una visita atta a sbandierare l’impunità di cui le forze della repressione ritengono di dover godere in questo sistema, impunità che fa sì che si possa entrare sulle nostre gambe all’interno di una questura o di una galera per uscirne dentro una bara. Ma fortunatamente la visita di Salvini ha visto una pronta e significativa reazione da parte dei prigionieri che hanno protestato rumorosamente.In questo momento riteniamo sia di fondamentale importanza portare tutta la solidarietà possibile ai detenuti di San Gimignano. Per questo sabato 26 ottobre andremo sotto le mura di quel carcere, in contemporanea con il presidio che si svolgerà sotto il carcere di Parma per ricordare Egidio Tiraborrelli, operaio in pensione ucciso a 82 anni, dopo essere stato condannato in contumacia per favoreggiamento dell’immigrazione.Pur gravemente malato, gli sono stati rifiutati i domiciliari e così è uscito dal carcere solo per andare nell’ospedale dove alla fine è deceduto. Lo faremo contro l’inferno dei cosiddetti “regimi differenziati”. Contro, cioè, le sezioni di 41bis in cui i prigionieri sono sottoposti ad un trattamento che costituisce una vera e propria tortura. Contro quelle di Alta Sicurezza (AS) in cui si isolano le persone detenute dal resto della popolazione carceraria.Lo faremo in solidarietà con tutt@ i compagn@ che si ritrovano prigionieri o sotto processo per le lotte contro questo stato che violenta, tortura e uccide ogni giorno attraverso i suoi servi. Lo faremo perché riteniamo che la lotta contro le carceri, dentro e fuori le mura, sia un tassello fondamentale della rivolta contro l’esistente, e che la solidarietà resti sempre la nostra migliore arma.
CAMPAGNA “PAGINE CONTRO LA TORTURA”

Napoli: presentazione del libro “L’inferno dei regimi differenziati” di Alessio Attanasio

Presso Lo Spazio 76A in Via Ventaglieri 76A ore 19,00                           Presentazione del libro:
L’INFERNO DEI REGIMI DIFFERENZIATI
(41-bis, aree riservate, 14-bis, AS)
                    “Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate”
di ALESSIO ATTANASIO                                                                                                                                  La testimonianza di Alessio Attanasio colpisce come un pugno allo stomaco, raffigurando senza retorica la quotidianità del “41” all’interno di una analisi delle complesse coordinate giuridiche di riferimento. Sin dalla prima lettura ci si trova di fronte a pagine che paiono giungere dai gulag, quei luoghi infami, impermeabili alla società civile: celle senza luce naturale; “passeggi” di un’ ora al giorno (contro le tre di Guantanamo), tra mura ricoperte di muschio; detenuti, come ci dice l’Autore, dal “colorito cadaverico a dir poco impressionante”.

CENA A SEGUIRE

L’Aquila: “Oltre le sbarre”, presentazione di due libri e incontro su 41bis e detenzione

Fonte: ristretti.org, L’Aquila 19 giugno 2019

41-bis, divieto di lettura in cella, detenzione e repressione. Se ne parlerà mercoledì 19 giugno (ore 18) nello spazio sociale Case Matte, all’interno dell’ex ospedale di Collemaggio a L’Aquila. Si chiama “Oltre le sbarre” il pomeriggio organizzato da 3e32/Case Matte, durante il quale verranno presentati i libri “L’inferno dei regimi differenziati” e “Mi chiamano sbandato”, la campagna Pagine Contro la Tortura e Matricola 1312. “Abbiamo voluto organizzare questo incontro in una città come L’Aquila -scrivono in una nota gli organizzatori – dove nel carcere Le Costarelle Anna e Silvia, due militanti detenute nella sezione AS2, dal 29 maggio scorso sono in sciopero della fame per protestare contro le condizioni dell’istituto penitenziario aquilano”.

“Il carcere di Preturo, infatti, è una struttura deputata solo al regime 41bis, ma da oltre un anno è stata creata una sezione femminile di AS2 (Alta Sicurezza 2) dove le persone detenute avrebbero diritto a un trattamento diverso anche rispetto al 41bis.

Ma l’istituto aquilano non è in grado di differenziare i trattamenti e, di fatto, Anna e Silvia subiscono una carcerazione peggiore rispetto a quella a cui avrebbero diritto. Per questo ieri un gruppo di militanti anarchici ha occupato la sala Rivera della sede comunale dell’Aquila, e ha calato uno striscione da una gru in Piazza Duomo. Una protesta sostanzialmente pacifica che è riuscita a stimolare un inizio di dibattito sull’argomento in città”.

“È di assoluta importanza infatti -prosegue il comunicato- che un carcere, dove peraltro si applica un regime di detenzione duro, non sia del tutto isolato dal territorio e la comunità in cui si trova perché solo in questo modo si può contribuire al rispetto dei diritti dei detenuti, la cosa di cui ci importa. Tanto più in una regione in cui vergognosamente ancora manca la figura, presente in tutte le altre regioni d’Italia, del Garante dei detenuti”.

“Anche per questo domani – concludono gli organizzatori – si sviscereranno questi aspetti, affrontando le complessità senza pregiudizi e partendo dalla condivisione di una critica possibile anche al regime del 41bis, un regime carcerario così duro da sembrare a molti una sorta di vendetta inconciliabile con uno Stato di diritto e a cui sono sottoposti esseri umani sul nostro territorio e che quindi ci riguarda tutte e tutti”.

Nel corso dell’incontro verrà presentato “L’inferno dei regimi differenziati” (Libriliberi Editore). Dietro sigle e numeri si nasconde quello che Alessio Attanasio definisce “L’inferno dei regimi differenziati”, un mondo fatto di divieti, isolamento e limitazioni, progettato e costruito per isolare e costringere “alla resa” il prigioniero.

Alessio Attanasio è un giovane che dal 2002 vive ininterrottamente in regime differenziato. Per la sua azione instancabile fatta di reclami, scioperi e corrispondenza è stato trasferito numerose volte in diverse carceri, completando il giro delle sezioni 41bis del Paese. Contestualmente si parlerà di Pagine contro la Tortura, campagna nazionale contro il divieto di ricevere dall’esterno libri e stampe d’ogni genere nelle sezioni 41bis, alla presenza dei promotori della campagna.

A Case Matte verranno presentati anche “Mi chiamano sbandato”, il primo libro di Edmond, autore del blog Matricola1312 e dell’autoproduzione “Ho innalzato sogni più alti de ste mura”. Una raccolta di racconti e poesie per abbattere il muro dello stigma sociale. Una testimonianza di lotta e di voglia rivalsa. L’autore, in arte Edmond, ha combattuto a lungo dietro le sbarre. Le sue poesie e i suoi testi in prosa sono diventati prima il cuore del blog Matricola1312, poi reading in giro per l’Italia e infine un libro. Sarà presente una delle ideatrici del blog.

Cuneo: 8 giugno h. 15,00 presidio al carcere – Torino: 9 giugno h. 11,00 assemblea

41bis = TORTURA

SABATO 8 GIUGNO 2019 ore 15,00

PRESIDIO AL CARCERE DI CUNEO

Come Campagna “Pagine contro la tortura” abbiamo deciso di lanciare un presidio davanti al carcere di Cuneo per sabato 8 giugno. Certamente, come abbiamo fatto in altre occasioni, per ribadire il fatto che il 41bis è tortura, ma ci sentiamo di condividere altre riflessioni alla base di questa mobilitazione.

Si tratta innanzitutto di supportare e dare voce a chi, tra enormi difficoltà, trova il coraggio e la forza di opporsi da dentro a questo regime, a quanti osano ribellarsi agli abusi quotidiani pur consapevoli delle conseguenze cui vanno incontro: pensiamo alle mobilitazioni tramite scioperi della fame e battiture effettuate nella sezione maschile del 41bis a L’Aquila contro le vessatorie limitazioni sull’uso della tv, così come lo sciopero della fame da parte degli internati al 41bis di Tolmezzo (carcere in cui era stata da poco trasferita in blocco – e qui non funzionante – la “casa lavoro” dal carcere de L’Aquila), per il ripristino del minimo di attività lavorative necessarie alla cessazione della misura di sicurezza cui sono sottoposti pur avendo terminato di scontare la pena. Abbiamo sostenuto e seguito da vicino la protesta della compagna Nadia Lioce, processata (e assolta…) per una serie di battiture motivate dalla sottrazione di alcune carte processuali; di fatto le sue dichiarazioni rese al processo e le memorie difensive, oltre a dimostrarsi un boomerang nei confronti dell’amministrazione penitenziaria, hanno contribuito a squarciare il velo rispetto alle angherie e ai soprusi di chi è recluso nelle sezioni 41bis, in questo caso del carcere de L’Aquila.

La sezione 41bis di Cuneo, riaperta di recente, è una delle “peggiori” come conferma Alessio Attanasio, sepolto nelle sezioni 41bis ininterrottamente dal 2002, nelle pagine del suo libro, “L’inferno dei regimi differenziati”. Frutto di una serie di corrispondenze, dopo anni di sforzi e difficoltà, è riuscito a essere pubblicato. Il testo, una preziosa testimonianza dell’inferno del 41bis e dei regimi differenziati, ci ha sollecitato, come Campagna, a supportare la sua lotta attraverso presentazioni del libro in diverse città.

Ci sembra utile riportare degli estratti dal “Rapporto tematico sul regime detentivo speciale ex art 41bis dell’O.P. (2016-2018)” che danno una descrizione della sezione 41bis del carcere di Cuneo.

“(…) Gravemente critiche le condizioni strutturali della sezione 41-bis o.p. della Casa circondariale di Cuneo, riaperta a marzo del 2018 a seguito della chiusura della sezione della Casa circondariale di Ascoli Piceno con il trasferimento di tutti i detenuti provenienti da tale Istituto. La precedente generale situazione di degrado dei locali, che aveva portato alla chiusura del reparto due anni prima, a maggio 2016, per necessarie ristrutturazioni al fine di renderlo adeguato ai parametri internazionalmente stabiliti, non ha trovato una soluzione accettabile nei lavori realizzati per permetterne la riapertura. (…) Sulle condizioni generali degli ambienti, la visita all’Istituto di Cuneo ha confermato le molte criticità segnalate al Garante nazionale in decine di reclami ex articolo 35 o.p.: infissi delle finestre che non chiudono, con grande dispersione di calore in inverno, in una città a clima rigido come Cuneo; bagni privi di acqua calda e senza porta e dotati di uno spioncino sul corridoio di circa 15 x 40 cm e inevitabile mancanza di privacy; lavandini molto piccoli (25 x 40 cm) da usare anche per lavare i vestiti; docce comuni in numero ridotto (una per sezione) con attivazione a tempo (7 minuti per ogni doccia); acqua calda insufficiente rispetto alle esigenze; interruttori della luce delle stanze detentive esterni alla stanza stessa; materassi con data di scadenza il 2015. A questo si aggiunge la scarsa qualità del materiale utilizzato per dipingere le pareti che ‘sfarinandosi’ determina un persistente pulviscolo che viene respirato da personale e ristretti. (…)

Un discorso a parte meritano poi le sale colloqui: nell’Istituto di Cuneo, contrariamente a quanto previsto dalla più volte citata circolare (Circolare DAP n. 3676/6126 del 2 ottobre 2017, articolo 16, capoverso 4), sono cabine di 1x 1,5 m, chiuse fino al soffitto, con una fascia di vetro alta 50 cm che costringe le persone che fanno il colloquio a stare piegate per vedere in volto, seppure oltre il vetro, i propri familiari. Le pareti divisorie delle cabine non isolano dai rumori, lasciando passare le voci (…)”.

Questo presidio s’inserisce in un contesto di duro attacco a chi tenta di resistere – e a volte anche solo di “rivendicare la propria esistenza” – all’interno delle carceri, come dimostrano i sempre più numerosi “suicidi”. Censura della posta sempre più frequente, pestaggi, trasferimenti punitivi a centinaia di chilometri di distanza dai luoghi di origine o di residenza, ricorso alla sorveglianza particolare (14 bis) e in genere all’isolamento sono solo alcuni degli strumenti utilizzati per continuare a punire, mantenere “esterno”, lontano dagli occhi e isolato, questo pezzo di società che nonostante tutto si oppone, in alcuni casi anche con pratiche radicali come avvenuto nel carcere di Trento dove neanche un anno fa i detenuti hanno distrutto un’intera sezione.

Un duro attacco che si estende anche a chiunque porti avanti la propria opposizione contro lo stato di cose attuali, lottando contro devastazioni ambientali, sgomberi di spazi e case occupate, licenziamenti sul lavoro, opposizione alle espulsioni di immigrate e immigrati e la loro reclusione nei campi d’internamento.

Sta diventando infatti sempre più frequente, per chi si espone nelle lotte, l’accusa di associazione sovversiva e quindi la carcerazione in sezioni di alta sicurezza (AS2) – sezioni “dedicate”, per come previsto dalla circolare del DAP (n. 6069 del 2009), a chi è accusato di 270, 270-bis, 270-ter, 270-quater, 270-quinquies, 280, 280-bis, 289-bis, 306 c.p. Sezioni in qualche modo “sperimentali”, in cui, come in 41bis, e subito dopo rispetto al 41bis, vengono testati meccanismi di controllo e/o di carcerazione che poi a cascata vengono imposti alle altre sezioni, così come accaduto per l’applicazione del processo in video-conferenza. Prima sistema applicato solo ai detenuti in 41bis, ora diffuso anche ai prigionieri in Alta Sicurezza e già esteso agli immigrati nei processi per la richiesta di asilo.

E certamente il recente trasferimento di tre compagne nella sezione AS2 del carcere de L’Aquila così come la carcerazione di altri tre compagni nel carcere di Tolmezzo, due carceri con sezioni a 41bis, può rendere più facile il “passaggio” delle sperimentazioni verso una consuetudine.

In quest’ottica valutiamo l’importanza di non abbassare la guardia e proseguire e intensificare la lotta contro la “punta di diamante” di questo sistema repressivo, il regime 41bis; contro la legittimazione della tortura volta a spingere alla collaborazione con lo Stato, contro gli sporchi interessi che rappresenta e difende, contro i suoi carnefici.

Appuntamenti:

Sabato 8 giugno ore 15 – Presidio al carcere di Cuneo

Domenica 9 giugno ore 11, a Torino – Assemblea della Campagna “Pagine contro la tortura” presso El Paso occupato – via Passo Buole, 47